Morire per delle Idee… così cantava De Andrè nel 1974. Ed è quello che sta accadendo a Hamza Kashgari, giornalista e blogger di 23 anni condannato per aver scritto 3 semplici pensieri di 140 caratteri su twitter rivolti al profeta Maometto. Pensate a quante volte avete espresso la vostra rabbia, opinione o stato d’animo su facebook o twitter scrivendo di getto quello che vi passava per la testa! Beh, Hamza Kashgari verrà ucciso per questi 3 messaggi:
«Nel giorno del tuo compleanno, dirò che ho amato il ribelle che è in te, sei sempre stato una fonte di ispirazione per me, ma non mi piacciono gli aloni di divinità intorno a te»
«Nel giorno del tuo compleanno, ti trovo ovunque mi giri. Dirò che ho amato alcuni tuoi aspetti, odiato altri, e che non ho potuto comprenderne molti di più.»
«Nel giorno del tuo compleanno, non mi inchinerò a te. Non bacerò la tua mano. Piuttosto, la stringerò come si fa tra pari, e ti sorriderò come tu sorridi a me. Ti parlerò come si parla ad un caro amico.»
Nel giro di un’ora in Arabia Saudita per questi messaggi (lasciatemi dire stupendi) è stato accusato prima di blasfemia e poi condannato a morte dall’imam Nasser al-Omar (lo stesso che si scagliò contro i musulmani che guardavano i Mondiali di Calcio). Il ragazzo ha cercato anche di cancellare i sui tweet, ma ormai era troppo tardi, su facebook e twitter era iniziata la caccia alle streghe contro di lui. Allora ha cercato la fuga (tra le lacrime e il dolore dei genitori che hanno chiesto inutilmente perdono alle autorità e ai giornali) in Nuova Zelanda, ma è stato arrestato in Malesia mentre faceva scalo. Secondo SABQ ( il maggiore sito di notizie saudita) sarebbe stato lo stesso re Abdullah ad ordinarne la detenzione.
Amnesty International e Human Rights Watch hanno chiesto alle autorità di Kuala Lumpur di non consegnare il blogger ai sauditi affinché il giovane non venga giustiziato, ma l’appello non è stato ascoltato e adesso Hamza si trova in una cella in attesa di processo.
Nessun governo occidentale ha sollevato obiezioni o preferito parola sull’argomento e le uniche informazioni ormai si trovano in rete attraverso i circuiti dei blogger e di twitter.
Speriamo comunque che l’interesse e l’attenzione che si sono sollevati con questi mezzi possano bastare a salvare la vita al giovane Hamza, e che noi non smettendo di parlarne e magari condividendo notizie relative a questa vicenda possiamo dare il nostro contributo. Resta il fatto che dopo questa vicenda altri giovani come lui ci penseranno due volte a esprimere un pensiero. La via verso la libertà è ancora lontana e oppressori, religioni e ignoranza la fanno ancora da padroni in questo mondo.
Certo che fare scalo nel più grande Paese musulmano del mondo non è stata una gran pensata, effettivamente. Al di là di questo è incredibile come l’ignoranza sia ancora a questi livelli, smettiamola di chiamarci “civiltà umana”, ancora non ci siamo.