Ci (RI)siamo… I Giochi Olimpici hanno sempre un fascino particolare, mettono insieme le emozioni più disparate, i paesi e gli atleti di tutte le culture e tradizioni e soprattutto sport completamente differenti a cui milioni di persone dedicano anima e corpo. Non importa che tu sia giovane o anziano, che tu appartenga ad un determinato ceto sociale o che tu faccia un mestiere piuttosto che un altro: lo spirito Olimpico azzera le differenze e pone tutti sullo stesso piano.
Quando poi la tua passione si chiama Taekwondo tutto assume una strana posizione. Il Taekwondo, così come il rock diventa uno stile di vita, un vortice dal quale è difficile, se non impossibile staccarsi. Chi come me, fonde insieme a esso lavoro, amicizie e tempo libero ha serie difficoltà a scindere la vita privata dallo sport e dalle passioni. Può capitare, ad esempio, che incontrando un amico che non si vede da un po’ di tempo, invece del classico “ciao, come stai?”, è più facile sentirsi chiedere: “te lo ricordi quando facevi la -58 kg?” (una delle categorie di peso di questo sport) e che tutte le conversazioni abbiano sempre come termine ultimo di paragone il taekwondo. Come ogni passione che si rispetti, può passare dall’amore all’odio, ma accade poi, che anche quando sei stanco e non ne puoi più, una “semplice” qualificazione Olimpica basti per riportare tutto in discussione e faccia ribollire di nuovo il sangue nelle vene… come quella di Kazan in Russia, dove ieri Carlo Molfetta
ha conquistato il secondo pass per i Giochi di Londra 2012 dopo quella dello scorso luglio ottenuta da Mauro Sarmiento.
Una vera e propria carrellata di emozioni uniche! Sveglia all’alba per capire come fare ad ottenere informazioni (non siamo ancora il calcio), ricerca di canali che trasmettono in streaming, comunicazioni tramite sms e informazioni (benedetti social network) date, ricevute e condivise con altre persone in attesa spasmodica di un risultato… Gli incontri poi rigorosamente seguiti in diretta tramite chat e cellulari con gli amici di sempre che come te sono stati travolti dal vento olimpico e soffrono ad ogni singolo calcio.
I sogni quando sono radicati nel profondo dell’animo sono difficili da estirpare e anche se alle volte ostacoli e persone che non sanno sognare provano a toglierci l’entusiasmo, questo non può che essere momentaneo, perché lo sport e le Olimpiadi sono come la musica, ti impregnano la vita (che altro non è la parafrasi dello sport stesso) e di conseguenza non te ne puoi liberare.
… e il Taekwondo è Rock!
Luigi
Federazione Italiana Taekwondo
Sito del Comitato Olimpico Italiano per Londra 2012
e ora un po’ di musica:
Ho imparato a sognare – Negrita, novembre 1997