Le persone invadenti. Le persone invadenti non le ho mai sopportate, quelle che non ti conoscono e ti fanno domande del cazzo con una frequenza così inaudita da portarti via quella poca pazienza che ancora ti ritrovi. Non sopporto neanche la gente che sorride inutilmente, le persone lente che si bloccano e i vecchi rincoglioniti con la bava agli angoli della bocca che fanno finta di essere giovani.
Ah, non sopporto gli infusi, le tisane e l’ora del tè, odio le donne che indossano una pelliccia e gli uomini che “dai vuoi mettere la sicurezza del posto fisso”, la schedina del totocalcio, lo stemma della Mercedes, i francesi che fanno finta di non capire quando parli e i ceci! I ceci come legumi fanno schifo.
Beh a conti fatti forse non sopporto un po’ di cose, ma sicuramente ci saranno altri nomi, cose, animali e città che in questo momento mi sfuggono, ma verso i quali sono altamente intollerante e nutro una profonda e sincera riluttanza.
Alle volte mi guardo intorno e vedo che tutti hanno trovato un posto in cui inserirsi, ognuno è un tassello e ha la propria fessura nella quale incastrarsi e non importa che questa fessura sia intagliata bene, che sia comoda, sporca o levigata; l’importante è che ci sia. Tutti hanno un’opinione e un’idea su tutto, io solo dubbi.
Come dubito che in questo momento stare a testa in giù, sperduto da qualche parte sull’altopiano del Tibet con dei tizi che mi minacciano, probabilmente di morte, in una lingua che non conosco, sia stata la scelta più felice e azzeccata della mia vita.
Ma prima di arrivare a questo volevo raccontarvi un po’ di cose.
CAPITOLO I
– Come fare con precisione, la cosa sbagliata nel momento sbagliato –
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